Il 06/11/17 09:37, Chenickname ha scritto:<br />
<br />
>> Il metodo sperimentale *non* prevede di dare lustro e credibilità<br />
>> all'esperimento con l'aggiunta un riferimento ad una pubblicazione<br />
>> scientifica "seria". Quella è un prassi molto utile e praticamente<br />
>> obbligatoria affinché un articolo sia accettato, ma perché serve a far<br />
>> capire al lettore qual è lo stato dell'arte sull'argomento e quali sono<br />
>> esattamente le innovazioni introdotte col lavoro presentato. Così come è<br />
>> necessario che l'articolo sia scritto in un inglese accettabile e che<br />
>> soddisfi una serie di altri requisiti.<br />
>><br />
>> A livello metodologico non è una conditio sine qua non, altrimenti<br />
>> cadremmo, appunto, nel principio di autorità.<br />
> <br />
> <br />
> ----------------------------------<br />
> Assolutamente no!<br />
> Secondo te una *pubblicazione scientifica* servirebbe solo "a far capire<br />
> al lettore qual è lo stato dell'arte sull'argomento e quali sono<br />
> esattamente le innovazioni introdotte col lavoro presentato"?<br />
> <br />
> Sbagli di grosso. Quello, al più, potrebbe essere lo scopo delle<br />
> pubblicazioni divulgative, quelle di Piero Angela o Isaac Asimov.<br />
> <br />
<br />
https://it.wikipedia.org/wiki/Argomento_fantoccio<br />
<br />
Sono stato chiarissimo nello specificare che non stavo parlando della <br />
pubblicazione scientifica in sé ma del citare una pubblicazione <br />
scientifica su argomenti simili quando si descrive il proprio esperimento.<br />
<br />
> Le *pubblicazioni scientifiche* sono parte irrinunciabile del *metodo*<br />
> e della *prassi* scientifica. <br />
<br />
Non voglio negare l'importanza delle pubblicazioni scientifiche, ma <br />
credo che tu stia confondendo il *metodo* con la *prassi*. Il metodo <br />
scientifico consiste nell'osservazione di un fenomeno, l'elaborazione di <br />
una teoria, l'esecuzione di un esperimento, e nel confronto dei <br />
risultati dell'esperimento con quelli previsti dalla teoria. I risultati <br />
di questo confronto vengono usati per modificare/correggere/migliorare <br />
la teoria, e si ricomincia. Il lavoro può andare avanti anche <br />
all'infinito. Non si arriva mai a promuovere la teoria a verità <br />
definitiva, né a dimostrare che la teoria è da buttare. C'è solo un <br />
progressivo miglioramento. Questo è il metodo. Le pubblicazioni non <br />
fanno parte del metodo. Non è che le ricerche mantenute segrete per <br />
scopi militari o commerciali non siano scientifiche.<br />
<br />
E' vero però che la *prassi* scientifica, quando si vuole rendere <br />
pubblica una teoria, è quella di lavorare in sinergia, presentando il <br />
proprio lavoro in conferenze, ricevendo dei feedback, pubblicando su <br />
riviste scientifiche, confrontandosi col lavoro di altri. Un'altra <br />
caratteristica della prassi scientifica è l'estrema *cautela*, tipica di <br />
tutte le persone sagge, che però non va confusa con lo scetticismo. Se <br />
c'è la presunta osservazione di un neutrino che viaggia più veloce della <br />
luce, la reazione della comunità scientifica è un sobrio "non comment" <br />
in attesa di conferme o smentite date da ulteriori esperimenti. Di certo <br />
non frasi come "affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie".<br />
<br />
<br />
> <br />
> Citare la *comunità scientifica* non è una chiamata al principio di<br />
> autorità, ma una chiamata al metodo e alla prassi scientifici.<br />
> <br />
<br />
Citare riferimenti ad altri esperimenti simili quando si sta descrivendo <br />
il proprio non è una "chiamata" a niente. E' solo un aiuto al lettore <br />
per poter contestualizzare meglio il lavoro presentato. Tu lo stai <br />
trasformando in non si sa cosa.<br />
>> Io sto cercando di *non* spalare merda ma diffondere il metodo<br />
>> scientifico aiutando Pauperino a calcolare il p.<br />
>><br />
>> Se ti va di farlo anche tu, ogni contributo è bene accetto, se invece<br />
>> non ti va di perderci tempo va bene lo stesso, basta che almeno eviti di<br />
>> coprire il tutto con pregiudizi e appelli al principio di autorità.<br />
> <br />
> <br />
> --------------------------<br />
> Ma cosa vuoi calcolare il p se non conosci neppure il banco di prova,<br />
> se non hai nessuna descrizione dettagliata del sistema di misura usato<br />
> per concepire una qualunque critica?<br />
> <br />
<br />
Non mi serve di conoscere il banco di prova per calcolare il p.<br />
<br />
Forse ancora non hai capito che non sto "spalando merda": non sto <br />
cercando di concepire una qualche critica. Sto cercando di fare in modo <br />
che Pauperino e chiunque altro avesse intenzione di fare esperimenti di <br />
questo genere possano imparare a capire da soli se certi risultati <br />
rappresentano un'anomalia oppure no. Senza che un'autorità dall'alto, in <br />
base a misteriosi criteri, emetta delle sentenze.<br />
<br />
Se dall'analisi dei dati esce fuori che non c'è alcuna anomalia, è <br />
inutile discutere su cosa possa averla provocata.