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Inviato da: Roberto Deboni DMIsr 
Titolo: Una diversa base sociale culturale tra due gruppi poveri
Newsgroup: it.cultura.filosofia.moderato
Data: 26/10/2017
Ora: 16:27:22
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A suo tempo, la lettura di Banfield con la sua definizione<br />
del 'familismo amorale' e' stata una vera rivelazione, che<br />
mia ha permesso di capire tante cosi, da italiano straniero<br />
in Italia. Per capirci, mi riferisco a queste nozioni:<br />
<br />
<http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03/04/psicologia-sociale-il-<br />
familismo-amorale-nellitalia-di-oggi/900922/><br />
<br />
<https://web.archive.org/web/20140306223211/http://<br />
www.ilfattoquotidiano.it/2014/03/04/psicologia-sociale-il-familismo-<br />
amorale-nellitalia-di-oggi/900922/><br />
<br />
(versione archiviata del primo link)<br />
<br />
Oggi mi e' capitato tra le mani un documento che permette di<br />
capire la cultura di base di un altra comunita' povera<br />
(nel senso con risorse limitate dalla presenza di esternalita',<br />
come quelle dell'arrivo o meno di un datore di lavoro):<br />
<br />
<http://www.unive.it/media/allegato/dipartimenti/studi_storici/Annali%<br />
202007/08/Cigagna.pdf><br />
<br />
Luisa Cigagna<br />
TRAME DI VITA E LAVORO:<br />
LE OPERAIE DEL LANIFICIO PAOLETTI DI FOLLINA (1795-1982) <br />
<br />
ed una tesi che cita tale opera:<br />
<br />
<http://www.cislveneto.it/content/download/2539/10431/file/tesi-il-peso-<br />
dei-legami-forti.pdf><br />
<br />
Il peso dei legami forti<br />
Gli operai di Follina di fronte alla crisi del 1982<br />
<br />
Follina è un piccolo comune della provincia di Treviso a ridosso<br />
delle Prealpi Bellunesi e a metà strada tra Vittorio Veneto e<br />
Valdobbiadene.<br />
<br />
Come e' tipico di quelle localita' montane, non aveva risorse<br />
degne di nota, ma un basso costo del lavoro, specialmente<br />
femminile, da una agricoltura marginale pedemontana,, ed in<br />
un certo senso gli stessi limiti che incontra la comunita'<br />
(dal nome fittizio di Montegrano) studiato da Banfield, che<br />
pare essere Chiaromonte, nella parte sud della provincia di<br />
Potenza, a poco piu' di 20 km dalla Calabria.<br />
<br />
La parte interessante la trova a pagina 264, pagina 14 del PDF.<br />
Data la complessita' della descrizione, ve la riporto integra.<br />
<br />
L'etica laburista<br />
-----------------<br />
<br />
La prima forte impressione che si ricava dalle interviste à <br />
l’interiorizzazione dell’etica “laburista”, la centralità della<br />
dimensione del lavoro (anche di quello familiare) come valore<br />
personale e collettivo trasmesso in famiglia fin dalla più<br />
tenera età. Qui si trova la conferma del pieno successo<br />
dell’operazione di “pedagogia sociale” avviata all’indomani<br />
dell’unificazione dello Stato Italiano – ma ampiamente praticata<br />
anche nel resto dell’Europa – per arginare i guasti<br />
dell’industrializzazione e le derive delle masse operaie, facili<br />
prede dell’ ideologia socialista. Lo sviluppo industriale infatti,<br />
rompendo gli antichi legami di protezione tra proprietari e<br />
dipendenti, aveva lasciato i proletari in balia della crudezza<br />
delle leggi di mercato. La fragilità dei ceti meno abbienti poteva<br />
diventare pericolosa per l’ordine e la pace sociale, erano quindi<br />
necessarie riforme di tipo economico, giuridico e sociale per<br />
debellare l’ignoranza e la superstizione e instillare nelle masse<br />
l’amore per il lavoro e la rassegnazione e per renderle consapevoli<br />
dei nuovi doveri di cittadinanza. I poveri erano per loro natura<br />
“oziosi e imprevidenti” per il fascino del benessere mai pienamente<br />
raggiunto e “viziosi” perché incapaci di darsi una direzione etica<br />
di vita. La miseria non era soltanto una conseguenza della loro<br />
condizione sociale inferiore ma era frutto di una “mentalità difettosa”<br />
che veniva colpita e segnata dalla giustizia e dall’ordine<br />
provvidenziale. Ecco allora che il lavoro diventa “un principio<br />
di socializzazione” capace di assorbire la povertà e di organizzare<br />
l’ordine sociale. Il lavoro diventa per laici, cattolici e socialisti<br />
il “fluido antropologico” che plasma e rinnova l’uomo in profondità<br />
e lo rende adatto alla produzione, è la merce di scambio tra l’operaio<br />
e l’industriale, è l’elemento di stabilità sociale che permette<br />
l’accettazione delle inevitabili disuguaglianze sociali.<br />
----------------- fine citazione ------------------------------<br />
<br />
Non entro nel merito del proletario "ignorante e superstizioso",<br />
ma mi preme evidenziare cosa c'e' dietro, il sottofondo, della<br />
cultura proletaria di origine "veneta" (per distinguerla da quella<br />
degli immigrati, i veneti "acquisiti"). La differenza rispetto<br />
a quella di altre parti d'Italia, non e' di poco conto, basta<br />
leggere il seguito:<br />
<br />
-------------------------------------------------------------------<br />
L’etica del lavoro per fare presa però prevede anche dure sanzioni<br />
per chi non vi si conforma: la miseria viene colpevolizzata, se<br />
l’indigente non diventa produttivo e indipendente nella sua capacità<br />
di consumo (e quindi non contribuisce al successo dell’etica<br />
del lavoro) va abbandonato a se stesso. I poveri vanno distinti<br />
tra “poveri buoni” – degni di aiuto e sostegno – e “poveri cattivi”<br />
che vanno abbandonati al loro destino di reietti.<br />
-------------------------------------------------------------------<br />
<br />
E' questo che sta dietro la totale incomprensione reciproca<br />
dei due fronti, veneti autonomisti (o secessionisti ?) da una<br />
parte e quei meridionali (napoletani specialmente ?) che si<br />
sentono "offesi" dalle "pretese" del Veneto.<br />
<br />
Per esempio, ho sentito da Napoli: "dovete aiutarci perche' qui<br />
non abbiamo niente". Se leggesse sopra, capirebbe che il suo<br />
non e' un argomento valido dal punto di vista dei popolani di<br />
"Follino".<br />
<br />
-------------------------------------------------------------------<br />
Una famiglia (senza distinzioni tra mondo contadino e operaio) che<br />
trasmette il lavoro come valore personale e collettivo e che è<br />
depositaria di saperi diffusi (l’arte di ingegnarsi e saper fare<br />
un po’ di tutto) e che insegna i valori dell’impegno e della<br />
parsimonia, della moderazione e della solidarietà sociale.<br />
Fin da piccoli, infatti, maschi e femmine venivano spinti ad aiutare<br />
gli adulti, a dimostrare di saper fare bene il compito affidato loro,<br />
e al termine della scuola elementare era naturale cercare un’occupazione<br />
che permettesse di imparare un mestiere che (giunti ai 13/14 anni)<br />
avviasse a qualche tipo di attività retribuita.<br />
-------------------------------------------------------------------<br />
<br />
Ed ancora:<br />
<br />
-------------------------------------------------------------------<br />
Un “familismo” virtuoso di impronta ancora fortemente contadina,<br />
nonostante la presenza di piccole o grandi attività industriali con<br />
concentrazioni di masse operaie che però non riescono ad elaborare<br />
un’identità corporativa distinta e autonoma rispetto al nucleo<br />
sociale dominante.<br />
-------------------------------------------------------------------<br />
<br />
Una cultura del:<br />
"saper fare bene il proprio dovere"<br />
"rendere” il giusto al padrone"<br />
<br />
(nel testo e' scritto riferito alle donne, ma vale anche per<br />
l'operaio veneto)<br />
<br />
Il riferimento della inesistenza di controlli perche':<br />
<br />
"bastava dire che un lavoro doveva essere fatto per la sera<br />
e il lavoro era fatto"<br />
<br />
"dentro quel portone andavamo tutti per lavorare e quindi<br />
sapevamo di non dover far altro"<br />
<br />
Notare anche una diversa ragione per fare firmare il<br />
cartellino ad una collega (per stare ore in piu' a lavorare).<br />
Non commentato il fatto, ma prendete atto che esiste concreta<br />
questa diversa "mentalita'".<br />
<br />
<br />
Nella tesi, c'e' un pensare che manca molto in Italia:<br />
<br />
"Una fabbrica che da lavoro a 100 operai, può essere anche<br />
un bischero il padrone, ma mantiene 100 famiglie fioi eh!"<br />
<br />
"Se tu vuoi quello che non posso darti, e sono costretto a<br />
chiudere perché tu mi obblighi a darti quello che non<br />
posso darti, si va a spasso tutti eh!"<br />
<br />
E non e' un antisindacalista, ma chiede sindacalisti<br />
che capiscano le situazioni. |
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